Disfacimento, degenerazione, sfrenatezza. Un mondo in cui tutti fingono d’essere ciò che non sono”; da cui la dimensione scenica fatta di “ombre, luci dal sapore espressionista ed evocative”, con “spazi suggeriti” dove “nulla è quel che appare”. Così il regista Leo Muscato spiega l’essenza del suo allestimento del Rigoletto verdiano, consacrato la scorsa stagione e ora di nuovo al Teatro dell’Opera, da mercoledì 4 (ore 20) a domenica 8 febbraio.
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