Stefano Accorsi, ancora come venti anni fa e Kasia Smutniak, come new entry, sono i protagonisti scelti per raccontare la verità “ Made in Italy ” la nuova proposta di Luciano Ligabue. A 16 anni di distanza dall’ultimo film, il cantautore di Correggio torna al cinema con una storia che ritrae la società italiana, precaria, stanca e contraddittoria, in cui però, sono sempre i sentimenti a regnare.
Il titolo, lo stesso dell’ultimo concept album (pubblicato nel 2016), racconta la storia di Riko un giovane della provincia emiliana, con un lavoro precario e un matrimonio in crisi, che, però, non fa cessare la presenza costante della moglie Sara. E’ Un uomo che si rialza, con la voglia di reagire e crearsi un futuro migliore, reinventandosi, anche se con fatica perché, come dice nel film “non ci vuole niente a farsi piacere lo status quo” anche se non se ne è poi tanto convinti. E’ anche una storia di amicizia, di amore, tradimenti ed incertezze.
E’ la storia, afferma Ligabue, di quella che sarebbe stata la sua vita se non avesse fatto il cantante. Un posto da ragioniere lo aveva ma il suo primo disco l’ha inciso tardi, a trent’anni e, prima di allora, si è prestato ai lavori più disparati, dal metalmeccanico al promoter. Riko, in fondo, è il suo alter ego, spinto costantemente da un’inquietudine profonda, che, secondo il cantautore, è madre della sua creatività. Lo stato sociale è palpabile nella pellicola, sono protagonisti, infatti, manifestazioni, licenziamenti, precarietà personale e depressione, sacrifici per tirare avanti perché, come dice Ligabue, in Italia vige la legge del Fuoriere “chi sbraita non monta di guardia, lo fa fare a chi compie il suo dovere in silenzio”, in questo paese essere brave persone non paga.
Con una scenografia e una fotografia impeccabile, che hanno come sfondo Reggio Emilia, Roma, Firenze, Vigevano, emerge la necessità di Luciano di dichiarare amore eterno al nostro bel paese, rimanendo, però, realistico e non sottovalutando i difetti della penisola. L’intento di Ligabue è quello di far venire nostalgia dell’Italia non a chi è andato via, ma a chi ancora ci sta. Pensiero, questo, esplicito nel monologo finale, in cui Accorsi cita la poesia di Pavese, da La luna e i falò: «Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti»
Evidente la retorica utilizzata, messa in campo tramite dialoghi e monologhi che fanno riferimento alle canzoni presenti e passate del rocker. Prodotto da Domenico Procacci per la Fandango e distribuito da Medusa, il film, solo nel primo week end, ha registrato incassi da capogiro quasi mezzo milione di euro, conferma che Luciano Ligabue, sia sul palco, che sullo schermo, sa come toccare le corde degli italiani di oggi.
di MC ROTA
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