Dai dati del Reporters sans Frontières, il Ministero degli Interni ha rivelato che nel corso del 2017 sono stati 196 i giornalisti che hanno avuto bisogno della protezione della Polizia. Al momento sono 10 i giornalisti italiani che hanno bisogno di una scorta h24. L’Italia, su 72 paesi a rischio di libertà di stampa, si trova al 52esimo posto. A capeggiare la classifica sono Turkmenistan, Eritrea e Corea del Nord. I criteri su cui si basa la classifica sono molteplici dall’indipendenza alla qualità del quadro giuridico. Toccare, analizzare e approfondire temi caldi quali per esempio la Mafia o le Baby Gang, può portare gravi rischi per i giornalisti. Nel rapporto preso in considerazione i giornalisti citati proprio per qui motivi sono Paolo Borrometi e Lirio Abbate.
Nel capitolo dedicato all’Italia si legge:“I giornalisti subiscono pressioni da parte dei politici e optano sempre più per l’autocensura: un nuovo testo di legge fa pesare su chi diffama politici, magistrati o funzionari, pene che vanno da 6 a 9 anni di carcere”. E ancora:” In Italia indagare su una rete mafiosa o criminale mette spesso a rischio la vita dei giornalisti”. Pochi giorni fa, nell’aula bunker di Rebibbia, al processo “mondo di mezzo” che vedeva 43 imputati, 19 dei quali associati secondo la Procura di Roma alla mafia, è emerso il nome di Carminati. In quella sede è stato attaccato il vice direttore de “L’Espresso” per aver costruito le inchieste portate avanti dal conista Lirio Abbate, il quale risponde: ”puntare il dito contro un giornalista in un’aula di giustizia è come indicare un bersaglio. Soprattutto quando il dito è puntato contro chi non fa parte del processo”.
Secondo Rfs anche i Grillini, screditano l'operato dei giornalisti, fanno parte di quella politica per cui «i giornalisti optano per l’auto-censura». Grillo in risposta ironizza dicendo: «Oggi ho scoperto di essere io la causa del problema di libertà di stampa in Italia. In un Paese in cui un ex premier condannato tiene tre televisioni, dove molti giornali nazionali sono amministrati da editori impuri iscritti a partiti politici o, peggio, sono persino proprietà diretta di partiti politici, la colpa di questo sistema informativo marcio è mia». A livello mondiale, invece, il rapporto afferma che la Brexit e l’arrivo di Trump siano responsabili di questa campagna tossica contro i media. La libertà dei media, riporta Rsf, non è mai stata così minacciata.
di MC ROTA
Hanno ragione i sindaci di Milano e Bergamo, Beppe Sala e Giorgio Gori: occorre uscire dalla dinamica emergenziale e ripensare in toto il sistema di gestione dei flussi migratori. Il fenomeno è strutturale e non può più essere affrontato con gli strumenti del passato: come sottolineano entrambi i primi cittadini nelle loro lettere a Repubblica (si possono leggere qui e qui), da paese di transito siamo diventati paese di destinazione. Questo non perché l’Italia offra condizioni particolarmente allettanti, ma perché gli altri stati membri dell’Unione europea hanno di fatto chiuso le frontiere.
Nel 2016 sono sbarcati già più di 130mila migranti. L’anno scorso ne sono arrivati 153mila. Si tratta di cifre gestibili per un paese che ha 60 milioni di abitanti e 5 milioni di immigrati. Ma lo diventano meno se la stragrande maggioranza di queste persone sono inserite in un meccanismo d’accoglienza che fa acqua da tutte le parti e non presenta alcun crisma di funzionalità.
Tutti coloro che arrivano via mare sono immessi nel sistema di richiesta d’asilo, che è al momento l’unico modo per rimanere legalmente in Italia. Sono quindi mandati nelle strutture d’accoglienza per tutto il periodo in cui la loro domanda è esaminata – ossia per circa un anno e mezzo, anche di più se si contano i ricorsi.
Bisogna trovare un quadro giuridico per accogliere quanti arrivano senza costringerli a chiedere asilo
Il fatto è che, dopo i lunghi mesi trascorsi nei centri, molti di loro non ottengono alcun documento (nel 2015 il 58 per cento delle richieste è stato respinto, solo il 5 per cento de richiedenti ha avuto lo status di rifugiato). E per una semplice ragione: non ne hanno diritto. La maggioranza è infatti costituita dai cosiddetti “migranti economici”: ossia persone che non fuggono da situazioni di aperto conflitto, ma partono spinte dal desiderio di migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro, esattamente come facevano gli emigranti italiani degli anni cinquanta. Inserirli in un percorso di richiesta d’asilo è un gigantesco bluff, sia per il nostro paese (che con una mano li spinge a presentare la domanda, con l’altra gliela respinge) sia per loro, che si vedono costretti in molti casi a inventarsi improbabili storie di persecuzioni.
Questa pantomima non giova a nessuno: i costi per il sistema paese, che ne gestisce l’accoglienza per mesi, e per gli immigrati, che rimangono in un limbo d’indeterminatezza e assistenzialismo, sono enormi. Senza contare il dopo: i migranti “diniegati” diventano di fatto irregolari. Poiché rimpatriarli è complesso e oneroso, restano sul territorio senza diritti, facili prede del lavoro nero, del caporalato e dei circuiti di attività illecite.
Occorre quindi ripensare tutto il sistema: trovare un quadro giuridico per accogliere quanti arrivano senza costringerli a chiedere asilo. È uno scandalo dire che bisogna dare un permesso di soggiorno a tutti quelli che sbarcano, magari dopo un’accoglienza di qualche mese in cui vengono inseriti in autentici percorsi di formazione professionale? Si dirà: l’Europa non accetterà mai una politica di questo tipo. Ma l’Europa ha anche storto il naso quando il nostro governo ha lanciato l’operazione Mare nostrum, la più grande operazione di salvataggio in mare dal dopoguerra. Si dirà: l’opinione pubblica reagirà male. Ma la politica ha anche il compito di orientare l’opinione pubblica, proporre visioni di lungo periodo e non solo inseguire effimeri sondaggi d’opinione.
È un compito arduo, perché impone il rovesciamento di un intero immaginario. Richiede di uscire dall’idea che gli immigrati siano un peso e cominciare a pensarli invece come una risorsa, tanto più necessaria in un paese in costante e inesorabile invecchiamento. Soprattutto, ci obbliga a pensarli come soggetti attivi, con i propri diritti e doveri, alla pari di qualsiasi altro cittadino. Cosa che può accadere solo nel momento in cui forniamo loro gli strumenti legali per partecipare alla vita del paese. L’alternativa è continuare con la politica dell’emergenza, del finto asilo, dei dinieghi e dell’irregolarità, che crea solo disagio e marginalità e alla lunga produrrà tensioni sociali di sempre più complessa gestione.
Il Movimento pentastellato ha sempre sostenuto di essere contro i grandi eventi, non si può comprendere, quindi, questo accanimento della popolazione e dei leader politici contro il comune di Roma. Bisogna, però, spezzare una lancia a favore di queste persone in disaccordo poiché, adesso, la sindaca è davvero attaccabile sotto ogni punto di vista. Si pensa che questa sia un’occasione per far rifiorire la città, ma siamo certi che potrebbe giovare alla Capitale? In realtà, la scelta della sindaca non è proprio azzardata.
Le Olimpiadi costano, e Roma non se le può permettere la città che si impegna ad ospitare i giochi olimpici resta indebitata, proprio come successe alla Grecia nei giochi del 2004. Questo è il motivo principale per cui sempre più città rinunciano ad essere la sede dei giochi, le uniche ad aggiudicarsi il titolo, puntualmente, sono Russia, Cina e Brasile. A Roma non servono grandi eventi, a Roma servono gli autobus che passano, le strade pulite, i tombini che non si otturano e permettono in deflusso dell’acqua nei giorni di grande pioggia. Per questi motivi, possiamo affermare che la scelta della sindaca è stata una scelta consapevole e giusta.
di MC ROTA
Anche il Governo Renzi sembra ritenere che il problema principale del mercato del lavoro in Italia sia la rigidità dei contratti. E dunque si estende ancora la precarietà. Che penalizza i giovani e soprattutto le donne. Senza creare un solo posto di lavoro in più.
Anche il Governo Renzi sembra ritenere che il problema principale del mercato del lavoro in Italia sia la rigidità dei contratti. E dunque si estende ancora la precarietà. Che penalizza i giovani e soprattutto le donne. Senza creare un solo posto di lavoro in più.
l nuovo Governo ha ereditato dal precedente un avanzato stadio di programmazione del nuovo ciclo 2014-2020 di fondi strutturali. È stata infatti completata la fase di cosiddetto “accordo di partenariato” e su di esso sono pervenute le osservazioni da parte della Commissione europea. Una volta recepite queste ultime, le singole amministrazioni, sotto la regia governativa, devono presentare entro qualche mese i programmi operativi.
l nuovo Governo ha ereditato dal precedente un avanzato stadio di programmazione del nuovo ciclo 2014-2020 di fondi strutturali. È stata infatti completata la fase di cosiddetto “accordo di partenariato” e su di esso sono pervenute le osservazioni da parte della Commissione europea. Una volta recepite queste ultime, le singole amministrazioni, sotto la regia governativa, devono presentare entro qualche mese i programmi operativi.
Molti sostengono che se si considerano oltre alle indennità anche i rimborsi e tutte le misure di sostegno ai deputati, quelli italiani non costano al contribuente più di quelli europei. Almeno nei confronti dei deputati britannici, questa affermazione è falsa.
Da tempo Air France-Klm sostiene che per Alitalia si debba procedere a una ristrutturazione del debito. Ipotesi considerata politicamente inaccettabile dal Governo italiano. Ora resta la necessità di trovare un partner per la compagnia aerea. La nazionalità e le quote da sottoscrivere.
Forse il più grande scandalo della pubblica amministrazione in Italia è anche uno dei più nascosti: la Corte Costituzionale. Per ovvie ragioni, pochi hanno il coraggio di parlarne (1).Ma i bilanci parlano da soli: sentiamo cosa dicono (premessa: per motivi ignoti, la Corte Costituzionale pubblica su Internet solo i bilanci di previsione, anche per gli anni passati).
intossicazione da sostanze stupefacenti: questa la diagnosi riscontrata dal reparto di pediatria che stamattina ha ricoverato un
In queste ore mi ritorna in mente l'ultima scena del film di Moretti " IL CAIMANO" Silvio Berlusconi entra nell'aula di tribunale per presenziare alla lettura della sentenza del processo, presumibilmente il processo SME. È solo, non è più potente, e nessuno dei suoi alleati gli sta vicino. Viene condannato a 7 anni.
Mentre in Francia il matrimonio omosessuale sta scatenando accesi dibattiti, nel paese scandinavo ha cessato da anni di far discutere. Nella chiesa svedese una lesbica sposata può persino diventare vescovo.
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