Mentre Luigi Lo Cascio, nel ruolo di Aldo Braimbati impeccabile e secondo noi e ben diretto dal regista che ha saputo far entrare l'attore nelle giuste corde, più intime, della tragedia vissuta dal protagonista, ha rilevato, in un’ intervista una circostanza che lo ha illuminato ovvero quello che Carmelo Bene ha scritto sul drammaturgo e poeta Brainbati. Per lui era un maestro – continua Lo Cascio- soprattutto per il modo in cui recitava i versi, e così ho capito di dover fare attenzione al modo in cui quest’uomo si esprimeva.
Il Signore delle formiche ripercorre la vicenda umana di Aldo Braibanti, vittima nel 1968 di quello che fu definito all’epoca dei fatti il “Caso Braibanti”, terminato con l’accusa di plagio psicologico del poeta. Ma sostanzialmente l'imputazione serviva a coprire la vera accusa l'omosessualità. Tale " vizietto" non poteva essere perseguito dai codici della legge in quanto fin dagli regime fascista degli anni '20 il Duce volle disconoscere la tematica spinosa della pluralità dei gusti sessuali del popolo a lui sottomesso altrimenti andava ad inficiare la narrazione della propaganda del virile maschio italico.
Gli eventi accaduti – la famiglia che fa portare via Ettore, l’ospedale psichiatrico, il processo, la protesta degli attvisti che difendono Braibanti – sono alla fine le scene-chiavi ma, paradossalmente, più lineari. Forse lì, a livello di scrittura soprattutto, potevano essere anche più alleggerite. Resta invece il dolore – vero, straziante – con cui il cinema di Amelio ha raccontato Braibanti.
Dolore che, come d’incanto, si placa svanisce in una delle ultime scene del film con qualche goccia di pioggia, purificatrice, che bagna leggiadramente il Brambati ma non l’Ettore il cui animo e corpo sono già puri non certo colpevole di un amore si difficile ma vissuto con emozioni e bellezza. Anche se condannato e vilipeso dalla società, ancora digiuna di conquiste importanti , di queli anni ’60 che speriamo non dover più rivivere in questo buio presente e nei prossimi anni con deplorevoli attacchi alla diversità sessuale da parte di aspiranti premier in salsa nero-verde.