Con la vendita dell’Inter da parte di Massimo Moratti all’imprenditore indonesiano, si apre una nuova pagina della storia calcistica italiana iniziata non da Thoir, bensì già due anni prima da Thomas Dibenedetto ed in seguito James Pallotta. I due imprenditori americani acquisirono in tempi diversi il 60 % del pacchetto azionario di maggioranza della squadra Roma spalancando cosi i cancelli al capitalismo internazionale.
Le difficoltà economiche e sportive dell’Inter sono evidenti e si palesano nel numero 3: un numero ricorrente sia nella matematica che nella simbologia e che rappresenterebbe il numero perfetto (ma non nel caso dell’Inter). Nel giro di tre stagioni ci fu un concentrato di allenatori che in tre anni cambiarono per ben tre volte (Stramaccioni, Mazzarri, Mancini) e dai debiti che soffocarono le casse dell’imprenditore indonesiano che, dopo soli 3 anni di presidenza e traguardi in classifica da squadra di media classifica, decise di vendere.
Il nuovo acquirente giunge dalla Cina, un paese che negli ultimi anni ha cominciato ad investire sul calcio soprattutto in patria, attraverso l’acquisto di giocatori provenienti dal resto del mondo, pagati a peso d’oro per rendere più attrattivo il calcio al proprio interno. Una delle famiglie più influenti e ricche della Cina, la famiglia Zangh, che possiede una società ad azionariato diffuso operante nel settore della vendita al dettaglio di elettrodomestici e prodotti elettronici, ed inoltre proprietaria del club cinese Jiangsu Suning di Olăroiu. L’idea centrale di Suning come società e della famiglia Zangh è di investire nel vecchio continente (nello specifico in Italia) puntando nuovamente sull’ormai miliardario come il calcio.
L’Inter cosi viene acquistata dalla famiglia Zangh con a capo il figlio di Jindong ovvero Steven. Steven Zangh è nato a Nanchino in Cina nel 1991. Ha studiato economia negli Stati Uniti d’America alla Wharton School of the University of Pennsylvania, costruendosi cosi una figura manageriale che lo porterà a soli 26 anni a ricoprire il ruolo di presidente più giovane della storia del club neroazzuro.
Dal 2016 però la musica cambia, da un assordante metal si passa sempre più progressivamente ad una lirica che toccherà il suo massimo acuto con la conquista dello scudetto.
Ma andiamo per gradi...
I primi anni inevitabilmente sono difficili, acquisti che stentano, denaro che serve a risanare i debiti, il primo spiraglio di luce lo si intravede con l’arrivo di Luciano Spalletti come guida tecnica della squadra nel 2017. In quella rosa le stelle sono sicuramente il capitano Mauro Icardi e il portiere che da più di 10 anni difende la porta dell’Inter, Samir Handanovic. La squadra messa bene in campo dal mago di Certaldo riesce all’ultima giornata, dopo un campionato sofferto, ad agguantare l’ultimo treno per la Champions League con una partita memorabile all’Olimpico contro la Lazio, partita rocambolesca che vede trionfare l’Inter 3-2 negli ultimi minuti del match.
"L’Inter torna a riveder le stelle". Questo fu lo slogan pubblicitario scelto dalla dirigenza della società neroazzurra per il ritorno dell’Inter nell’olimpo del calcio.
La svolta vera e propria arriva nel momento in cui il giovane Steven Zangh porta all’Inter Giuseppe Marotta che diventa l’amministratore delegato dell’Inter. Il suo primo incarico è portare un allenatore di spessore con caratura internazionale e con un palmares da vincente. Quell’uomo prende il nome di Antonio Conte. Ha il DNA da leader, un tempo come calciatore ora da allenatore. Nel dominio della Juventus i primi scudetti sono tutta opera del leccese lasciando in eredità ad un altro grande allenatore come Allegri la capacità di vincere e dominare.
Naturalmente la squadra è formata non solo dall’allenatore ma anche dai calciatori e nella rinascita dell’Inter la squadra ha una grande incidenza. La famiglia Zangh nella stagione 2019/2020 decide di dare un’accelerata al progetto e nell’estate del 2019 mette a segno colpi che porteranno l’Inter al vertice. Gli acquisti di Lukaku (75ml), Barella (37ml parte fissa più 10 di bonus), Sanchez (costo zero), Sensi (20ml), il ritorno di Bastoni dal prestito dal Parma e nella stagione successiva quelli di Hakimi (40ml) ed Eriksen (27ml) per un totale di 200 milioni di euro spesi rappresentando cosi il salto di qualità in termini di rosa.
Il primo anno di Conte non è affatto negativo: riduce il gap dalla Juventus finendole dietro di un punto ed in Europa riesce ad arrivare attraverso un percorso netto sino alla finale di Europa League persa in finale con “El matador” della competizione ovvero il Sevilla. I miglioramenti sono già evidenti nella squadra ma è proprio nella stagione da poca conclusasi con il trionfo dello scudetto che l’Inter diventa una macchina da guerra (per citare il commentatore Fabio Caressa) difesa solida, composta, ordinata nei suoi movimenti (non a caso l’Inter conclude la stagione con la miglior difesa). Le fasce macinano chilometri lasciando dietro polvere e niente più soprattutto sulla fascia destra dove Hakimi è imprendibile. Tuttavia il vero fiore all’occhiello di questa squadra oltre al gruppo unito, è l’attacco formato dal Belga Romelu Lukaku e dall’Argentino Lautaro Martinez che portano all’Inter in due stagioni 104 goal tra tutte le competizioni. La bellezza è nella semplicità con cui si intendono in mezzo al campo e fuori comportando cosi un’efficacia che sul rettangolo di gioco è evidente. Questo insieme di elementi porta l’Inter nella stagione appena conclusa alla vittoria di uno scudetto tanto cercato e richiesto dai tifosi dopo una crisi quasi esistenziale di una storica società come l’Inter durata per ben 10 anni.
Un percorso netto durato 9 mesi con l’unica nota stonata della Champions che ancora una volta vede l’Inter uscire prematuramente e in modo anonimo.
Finalmente il 22 maggio l’Inter festeggia lo scudetto. San Siro ritorna ad essere almeno per un anno la scala del calcio, in uno stadio semi vuoto causa pandemia con l’eccezione di parenti e addetti ai lavori, lo stadio si veste a festa per incoronare la squadra Campione d’Italia, ponendo fine ha 10 anni di dominio incontrastato della Juventus e almeno per un anno tornare ad essere il centro nevralgico del Campionato Italiano. Dopo la conquista del titolo però l’Inter sembra essere ricaduta nuovamente nel baratro sommersa dai debiti. La pandemia ha mostrato il lato debole delle società sportive mettendo a nudo le difficoltà insormontabili dovuto all’indebitamento di queste ultime fino ad arrivare ad un punto di non ritorno.
L’Inter tornerà a riveder rosso? Non ci rimane che aspettare la prossima decade per capire le reali effettive conseguenze di questa ennesima bolla, che esplode portando con sè tutte le grandi squadre.
Mattia Galasso