Il protagonista indiscusso è il clementino e tutti i suoi affini agrumi. E la Magna Grecia? Pitagora? I Bronzi di Riace? I castelli Aragonesi? Capocolonna? Potremmo continuare per più di otto minuti che comunque non basterebbero a raccontare la bella e difficile Calabria. Eppure l'idea iniziale, del ritorno a casa dopo essersi allontanato senza mai allontanarsi davvero, era bella. Il problema, purtroppo, viene dopo. Una serie di luoghi comuni molto lontani dalla tradizione calabrese. Il corto di Muccino è un racconto fatto da chi in Calabria non c'è mai stato, nè sa nulla a riguardo, e di chi ha scambiato semplice con obsoleto e tradizione con arretratezza. Il tutto è condito da dialoghi che sottolineano un marcato accento che ricorda il siciliano più che il calabrese. E da una colonna sonora che, anzichè valorizzare i tanti cantautori autoctoni che ora come non mai si stanno facendo largo nel panorama musicale italiano, si tuffa nelle atmosfere corleonesi e antiquate del Padrino.
MC Rota