Una condizione, quella del nord Italia, che sta mettendo a dura prova i sistemi sanitari locali, in particolar modo quello lombardo, che pure vanta uno tra i più alti indici di gradimento e di efficienza d’Europa, se non del mondo. Medici, farmacisti, infermieri, forze dell’ordine e forze armate, ma ancora cassieri, corrieri e trasportatori sono solo alcuni di coloro che si trovano in prima linea in questi giorni di difficoltà, chiamati a svolgere le proprie mansioni in un clima evidentemente di tensione e criticità. Altro volto della medaglia è, però, rappresentato dalla maggior parte della popolazione, che invece si trova costretta a casa per chiare ragioni di tutela della salute pubblica, in una quarantena prolungata che mette in seria difficoltà ognuno di noi, a partire dai soggetti più deboli, come bambini ed anziani, fino ad arrivare a chi ha dovuto chiudere da un giorno all’altro la propria attività.
Ed è in questo scenario inedito e senza dubbio inaspettato che muove, purtroppo, i primi passi un certo disagio sociale, che inizia a manifestarsi anche e soprattutto in concomitanza con le difficoltà economiche sempre più pressanti. Se da un lato ci sono i lavoratori che sentono una certa preoccupazione sul luogo di lavoro, dall’altro c’è chi il lavoro lo ha perso o si è comunque trovato in una situazione tale per cui non c’è stata la possibilità di ottenere guadagni. E’ infatti sul fronte economico che adesso si presenta la vera sfida: non mancano i primi segnali, primo fra tutti il sito web dell’I.N.P.S. preso d’assalto già nella notte in vista delle misure economiche che il Governo ha adottato per fronteggiare questa emergenza, prevedendo l’erogazione di un sostegno per chi più duramente sta iniziando ad accusare il colpo.
Il clima è senza dubbio rovente e si iniziano a registrare le prime reazioni, ancorché drammatiche. Non lascia indifferente l’aumento dei sucidi che si susseguono nelle ultime ore, tra chi teme di aver contratto il virus e chi, invece, si dispera per la perdita del lavoro. O ancora, in particolar modo nel sud Italia, dove si avverte più facilmente il crollo dei guadagni e lo spettro della povertà si fa sempre più insistente, iniziative criminali che sfociano in rapine, furti, rivolte, su cui - temono le autorità - non manca certamente la mano delle mafie.
Quale futuro ci attende? E’ la domanda che i più si pongono in questi giorni di attesa e che anima inevitabilmente le preoccupazioni del Governo. La macchina dell’esecutivo si è già messa in azione, si attendono le misure di sostegno anche dall’Europa, che mai come in questa situazione avrebbe bisogno di ritrovare la sua unità: lo scenario è però preoccupante, l’emergenza sanitaria chiama necessariamente anche altre emergenze, il quadro inizia a divenire complesso ed il tempo è il fattore che si rivelerà determinante per la riuscita delle operazioni in atto. Non manca chi sostiene che, in assenza dei giusti provvedimenti, possano manifestarsi criticità serissime, tali da poter mettere in crisi anche la sicurezza nazionale, come moti e ribellioni - in particolare nelle aree in cui il disagio è più evidente - capaci poi di trasformarsi in una vera e propria guerra civile.
E’ la sfida che impegna il Governo italiano così come i quelli di tutto il mondo: solo la partecipazione di tutti, ognuno nel suo ruolo, potrà salvarci
Pier Paolo Greco