Nove, nove anni per una verità così atroce. Stefano Cucchi, giovane geometra romano, morto nel 2009, ha finalmente avuto giustizia. Il giovane era stato sorpreso con 28g di hashish e qualche grammo di cocaina nei pressi del Parco degli Acquedotti. Dopo averlo accompagnato a casa per perquisire la stanza, i carabinieri lo portarono in una cella presso la caserma nel quartiere Appio-Claudio. La mattina seguente, al processo, il ragazzo era irriconoscibile, mostrava ematomi agli occhi non era in grado di camminare autonomamente. Venne arrestato, successivamente ricoverato al Pertini, dove, dopo una settimana, morì.
La svolta è stata raggiunta grazie alla deposizione di Francesco Tedesco, uno dei carabinieri imputati nel processo. I colpevoli secondo quest’ultimo sarebbero stati Alessio di Bernardo e Raffaele D’Alessandro. Adesso tutti e tre sono accusati di omicidio preterintenzionale.
E’ stato il pm Giovanni Musarò a capovolgere la situazione. Egli, infatti, racconta della denuncia fatta da Tedesco il 20 giugno 2017, successivamente della deposizione risalente al 9 luglio. Calci, pugni, spinte sono questi i mezzi utilizzati dalle due forze dell’ordine nei confronti del ragazzo trentunenne.
Disperata, esausta ma fiera della sua battaglia la sorella di Cucchi. Esige le scusa da tutti coloro che hanno offeso la sua famiglia, suo fratello. Esige le scusa da chi, solo per fare carriera politica, ha denigrato e sottovalutato la morte di suo fratello. Esige le scuse dallo Stato.
Ilaria si riferisce soprattutto al ministro Salvini. Ricordiamo ciò che aveva affermato durante la presentazione del film al festival di Venezia: "Dedico il film su mio fratello Stefano al ministro Matteo Salvini" aveva dichiarato Ilaria. "Chiedo a lui un incontro pubblico che non accetterà mai perché in campagna elettorale ha affermato che gli faccio schifo. Dopo aver visto il film e rivissuto quello che Stefano ha subito, non posso dimenticare quando Salvini ha detto che una eventuale legge sulla tortura avrebbe legato le mani alle forze dell'ordine e che in caso di fermo qualche sberla ci sta e se qualcuno si fa male pazienza. Una frase del genere detta dal ministro degli Interni è inaccettabile".
Adesso il ministro è costretto a chiedere scusa per le inaccettabili, inappropriate e vergognose parole predicate riguardo alla vicenda.
Firmato MC ROTA