È arrivato ieri mattina, trafelato e compreso nel suo ruolo, delicato e fondamentale. È entrato nell’area rossa, insieme ai periti nominati dal condominio, e poi nella palazzina crollata dove è rimasto una decina di minuti, per un primo sopralluogo “epidermico” come l’ha definito l’avvocato Fabio Amato, uno degli inquilini sfollati dall’edificio distrutto. Claudio De Angelis — che insieme a Lucrezia De Rose è stato nominato perito dal pm Carlo Lasperanza, titolare delle indagini che ha aperto un fascicolo per disastro colposo — è poi tornato subito in procura, per riferire e decidere insieme agli inquirenti le azioni dei prossimi giorni.
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I due periti sono gli stessi che si occuparono del crollo di piazzale Flaminio. «Un uomo e una donna di sicura esperienza e grande serietà», così vengono descritti. Quello che è certo è che forse a breve si allargherà il perimetro della zona rossa. E che forse saranno evacuati altri palazzi, in tutto almeno sette. Intanto il perito, oltre a programmare visite più approfondite sul luogo del crollo, sta raccogliendo tutti i documenti utili a farsi un’idea precisa di quello che potrebbe essere successo: l’Acea, per esempio, avrebbe fornito lo schema idrico della zona. La pompa di benzina da poco costruita proprio accanto al palazzo dovrà anche consegnare documenti sulla costruzione dei serbatoi sotterranei. Dovranno essere anche consegnate le certificazioni sulla stabilità strutturale prodotte lo scorso anno per la costruzione di un ascensore.
I condomini hanno passato l’intera giornata dietro le transenne, dentro la chiesa, seduti sui marciapiedi o ai tavoli del bar Rispoli, parlando, discutendo, speculando sui motivi di questo crollo tanto inspiegabile quanto improvviso. «L’Acea avrebbe fatto le verifiche e avrebbe detto che lì sotto è tutto asciutto: sta di fatto pochi giorni fa c’è stata una perdita e diverse vie e palazzi sono rimasti per giorni senza acqua », dice Sonia. «E poi le bombe d’acqua dei giorni scorsi», dice un altro. «Per non parlare del fatto che è tutto costruito sulla sabbia ». Due signore con cani al seguito si avvicinano a una crepa sul muro laterale del civico 7 «che guardi com’è fresca»: vivono nel palazzo di fronte, «ma io lì non ci torno. Sono mica scema. Se poi uno pensa che i vigili del Fuoco hanno dichiarato inagibile la parte del palazzo che non è crollata e agibile l’altra, come mi- nimo non si accorgono che ci casca tutto addosso».
«Le indagini sono state superficiali », dice Francesco Barbesino: «C’è un palazzo pericolante, potrebbevenire giù da un momento a un altro, ci sono nove famiglie senza più la casa, che devono spendere anche per la demolizione, e che dovrebbero avere come minimo l’aiuto del municipio perché sperare che abbiamo le risorse per affrontare tutto questo non solo è improbabile, ma anche ingiusto». Il presidente del municipio Stefano Simonelli spiega che il municipio sta ospitando in residence e alberghi 15 famiglie: «Di più non possiamo fare».