Dopo i controlli delle autorità, le dichiarazioni del direttore generale pareva che per la vittima del San Camillo si fosse deciso di procedere con i piedi di piombo, basso profilo. Inchiesta per omicidio colposo di routine? Neanche per sogno, è un vero e proprio giallo. Ci sono state mancanze, errori e ritardi. Il pm Silvia Sereni presuppone che, oltre all’omicidio colposo, ci sia anche l’omissione colposa per quanto riguarda i dispositivi anti-incendio al San Camillo. Non ha funzionato qualcosa nella notte di sabato quando, nella stanza 3 del secondo piano del padiglione Maroncelli, ha perso la vita Gheorghe Andoni, 65 anni, ricoverato dal 12 febbraio scorso, a causa un incendio.
Non sono molto chiare le posizioni di infermieri e addetti alla sicurezza sulle quali si concentra adesso l’indagine. Molte risultano essere le contraddizioni. Pare che l’allarme anti-incendio sia scattato con 29 minuti di ritardo e che siano intervenute due infermiere con gli estintori. La telefonata ai pompieri è partita addirittura più di 40 minuti dopo l’incendio spento dal personale, come hanno spiegato dal San Camillo. Da qui i sospetti del pm sul malfunzionamento del sistema d’allarme. Un altro punto abbastanza equivoco sarebbe il motivo per il quale due inferimiere si siano recate nella stanza numero tre con degli estintori in mano ancor prima dell'arrivo del personale antiicendio.
Terminando anche il comportamento del capo dell’Ufficio tecnico dell’ospedale non è chiaro, arrivato all'ospedale quattro ore dopo l'accaduto, dichiarando alla Polizia: «Nessuno mi ha avvisato, dell’incendio, l’ho saputo dai tg». La situazione si complica. Forse stavolta qualcuno, ai piani alti, dovrà dare spiegazioni convincenti.
di MC ROTA