mi dice: ‘Il tuo conto è buono quando è vuoto’. Poi ogni volta che lo vedo mi chiede: ‘Hai bisogno di soldi?’”. L’anno scorso l’Elemosineria ha donato un milione di euro: l’incasso delle benedizioni papali. Sembra un romanzo d’appendice, il canovaccio di una fiction. Ma se non è opera dell’ufficio marketing del Vaticano, come dice sorridendo Maurizio Crozza siamo davvero di fronte ad una rivoluzione, ad una svolta. A Papa Francesco essere personaggio viene così naturale, sembra vero. Ed è vero, così come è verosimile, perfetta, la gag dello stesso Crozza di qualche settimana fa con il Santo Padre che percorreva via Tuscolana con un frigorifero sulle spalle da consegnare ad una determinata vecchietta che lo aveva chiesto. Fuor di metafora il messaggio di papa Bergoglio è chiaro, evangelico per il credente, solidale e diretto, efficace per il laico. Bisogna volare basso, fare e non promettere, spendersi per chi non ha, per chi ha bisogno ed è disperato, per chi sta male, per chi è in difficoltà. Così si rimette in moto il sistema, così si fa ripartire la macchina, la società, l’economia. Laico o cristiano l’obiettivo è lo stesso. Ed è un messaggio universale. Paradossalmente lo hanno colto altri paesi, altre comunità più lontane. Ma non i governanti, la classe politica, la nomenklatura italiana, che pure ha San Pietro a due passi. Se la gente sta meglio, se è serena, se ha speranza tutto va meglio, anche i sacrifici sono più condivisi, non subiti. Letta e compagni prendano appunti e assumano la lezione di Papa Francesco, non abbiano timore di colpire la casta e gli interessi, si spoglino del superfluo e diano ossigeno agli italiani. Diano l’esempio, abbassino i toni e varino in fretta i provvedimenti giusti. Se poi vogliono accompagnare il Papa nelle sue notturne scorribande di solidarietà…