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Thursday, 31 October 2013 16:59

SUICIDIO DI SIMONE. LA MADRE COME FARO' SENZA DI TE Featured

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Lo strazio dei parenti e le lacime degli amici di Simone, tra i primi banchi della chiesa di San Giustino dove si celebrano le esequie del giovane ventunenne che si è buttato dal tetto dell'ex pastificio sulla Casilina sabato scorso.

"Come faccio senza Simone mio" è il grido disperato della madre Nina, straziata e sorretta solo dall'abbraccio del marito Fabio e della figlia, Ilaria, anche loro distrutti e in lacrime. L'ingresso del feretro nella chiesa affollata è stato accolto da un silenzio di raccoglimento, senza applausi. La celebrazione è iniziata con un appello a unirsi in preghiera alla famiglia.

Prima del funerale, tanti giovani sono rimasti in attesa con in mano mazzi di fiori bianchi, lasciati poi sulla bara. Posizionati accanto all'ingresso anche alcuni palloncini a forma di cuore, bianchi e rossi, liberati poi in aria alla fine della funzione.

Il sagrato della chiesa in viale Alessandrino è stato ricoperto da un tappeto di corone di fiori: dagli amici di laurea ai parenti al sindaco di Roma. La bara bianca, cosparsa interamente di rose bianche e rosse, pensieri da parte della sorella, dei genitori, dei nonni e degli zii e cugini, ha fatto il suo ingresso verso l'altare tra le urla di strazio della madre e il rintocco delle campane.

"La vita piena e serena di Simone, i suoi impegni, i suoi sogni, il suo essere grato a tutti coi 'grazie' ripetuti più volte a tutte le persone, il suo obiettivo di diventare un bravo infermiere per aiutare gli altri. Carissimi familiari, il vostro dolore è incommensurabile ma lasciatevi abbracciare da tutti noi", sono le parole con cui è stata aperta l'omelia, nella messa concelebrata da Don Lorenzo, Don Giulio, Don Silvano e padre Gianni, che il giovane Simone lo conoscevano tutti molto bene. "Pur con l'amore della sua famiglia - prosegue il parroco - Simone non è riuscito a superare le fatiche e le difficoltà della vita quotidiana, nonostante i suoi valori forti e i suoi principi. Pensiamo a quanto potesse stare male, a quanto forte fosse il suo disagio che nessuno è riuscito ad ascoltare e comprendere".



Il saluto della sorella di Simone, Ilaria, è affidato a una lettera che lascia leggere al padre, perché la sua voce è rotta dalle lacrime e dalla disperazione. "C'era una volta un anatroccolo, dal corpo fragile, diverso dagli altri, perseguitato da tutti. L'anatroccolo vaga senza meta, debole e inferiore, è brutto ma buono e diventerà un cigno bellissimo. Un viaggio triste ma positivo, l'anatroccolo conserva la sua identità. Te la ricordi Simone, era la tua favola preferita. Sentirsi diversi non è bello per nessuno ma per fortuna ci sono persone accoglienti che danno conforto a chi è in difficoltà. Mi dicevi vado per la mia strada e sono fiero di me. Anche nei momenti in cui hai lottato in silenzio e con coraggio per affrontare la paura del mondo, sempre col sorriso e l'umiltà. Prima di aprire le porte contavi fino a 10 prima di uscire e andare a combattere contro le ingiustizie e incoerenze della gente. La tua famiglia non ti ha mai lasciato solo e ti ha appoggiato in tutte le scelte - c'è scritto nella lettera - Hanno detto e scritto che eri solo ma non è vero, sei stato tu a combattere proprio con la tua famiglia per la giustizia e la verità, quando ci hai raccontato della tua omosessualità. Il tuo sogno si stava realizzando. Ogni giorno ti vengo a trovare lì da dove ti sei lanciato nel vuoto. Ma si riempie il cuore a vedere che sei nell'animo di tutti, adulti e bambini. Chi pensa che eri un ragazzo fragile sbaglia: sei portavoce di un nucleo collettivo. Il messaggio è arrivato, Simone, ti posso assicurare, ci sei riuscito alla grande. Con questo gesto hai fatto capire che chi è in difficoltà ed è un bersaglio della società deve chiedere aiuto e trovarlo. Grazie per essere stato un bravo fratello e un grande figlio. Con i miei occhi lucidi prego per te. Ti vogliamo tanto bene". Un lungo applauso ha attraversato la chiesa di San Giustino. Papà Fabio ha aggiunto, con straordinaria compostezza e dignità, nel dolore: "Lui sarà sempre la mia sentinella, e io sentinella per lui. Porterò il suo messaggio in tutto il mondo, lui mi darà la forza".

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