n. 2 con «particolare virulenza e crudeltà avvenuto 21 anni 7 mesi e qualche giorno fa, commesso da Raniero Busco, soggetto particolarmente violento». Questo il convincimento di Cozzella, espresso nel corso della sua requisitoria davanti ai giudici componenti la Corte: 12 popolari, un giudice a latere e un presidente, Mario Lucio D’Andria, al cui termine ha chiesto di confermare la condanna a 24 anni di reclusione inflitta all’ex fidanzato, unico imputato, Raniero Busco. Il magistrato ha chiesto in subordine ai giudici di riaprire l’istruttoria dibattimentale e procedere alla svolgimento di una nuova perizia. Il magistrato ha cercato di smontare la tesi del perito nominato dalla Corte per far luce sulla morte di Simonetta Cesaroni, l’anatomopatologo dell’università di Chieti Corrado Cipolla D’Abruzzo, secondo il quale la lesione sul capezzolo sinistro della ragazza non sarebbe un morso. NESSUN DUBBIO invece, per il pg, che quella ferita sia un morso infertole dall’allora fidanzato proprio al momento del delitto, così come emerge dalla stessa tipologia di croste ematiche presenti sulle altre ferite riscontrate sul cadavere. Busco era un giovane violento che conosceva il posto di lavoro in via Poma e che ha ucciso Simonetta esasperato per le continue richieste di amore che la ragazza gli faceva. Inoltre, Busco per tutto il pomeriggio del sette agosto 1990, ha sostenuto il pg, non ha un alibi. Quanto al morso, nel corso del processo di primo grado, ha detto Cozzella «è stata in discussione la sua attribuibilità e non la natura della ferita. Ora un nuovo consulente, si pone come Napoleone e con disprezzo e distacco respinge quanto asserito in precedenza da emeriti esperti. Tira in ballo tutta l’arca di Noè per dare credito alla sua tesi. Senza umiltà ha portato un attacco virulento a tutte le parti. In questo procedimento ci sono state 317 intercettazioni, 40mila profili genetici contenuti nel Database del Ris confrontati, 31 prelievi biologici». L’EX FIDANZATO BUSCO PICCHIAVA. Il magistrato giunge tale convincimento dopo aver delineato le personalità dei due. Simonetta era una «brava ragazza di venti anni, un pò ingenua, di buoni sentimenti e di buona famiglia». Raniero, invece, «picchia anziani vicini di casa, pronuncia oscenità alla cognata, denuncia come possibili autori del delitto tutti i suoi amici e definisce rapporti normali tutto ciò che è contrassegnato da violenza». TUTTA L’ATTENZIONE DEL PAESE. «Mi domando come una brava ragazza possa stare con una persona così», aggiunge Cozzella per il quale il caso del delitto di via Poma «non è unico ma certamente raro – aggiunge – e su di esso è puntata l’attenzione di tutto il Paese. Il colpevole deve sapere che non avrà tregua. Che sarà individuato e gli sarà inflitta la pena che merita. Se così non fosse non avremmo condannato Erike Priebke, il filippino Winston per l’omicidio della contessa Filo Della Torre e non continueremmo a chiedere l’estradizione di Battisti». Per esaminare il caso, ad avviso del pg, bisogna tornare agli anni Novanta e non considerare il rapporto «tra Simonetta e Raniero come quello tra due adolescenti, ma si deve contestualizzare quel rapporto per quella sofferenza che provocato in una giovane donna di vent’anni». Quel sette agosto del 1990, secondo Cozzella, era previsto un «incontro malinconico» tra i due in vista della prossima partenza di Raniero, nell’ufficio di via Poma, che per la pubblica accusa non era sconosciuto all’imputato. Qui Simonetta «chiede di nuovo affetto al fidanzato – afferma il Pg – lui invece le salta addosso, poi fa per morderle il seno, ma lei per il dolore si scansa e quindi resta solo il segno dello strusciamento. Allora Busco la colpisce con uno schiaffo al volto. Simonetta cade a terra e perde i sensi. A questo punto lui continua ad infierire mettendosi a cavalcioni sopra di lei e colpendola con 29 coltellate. Una reazione così violenta si spiega con l’esasperazione in cui si trovava Busco. SIMONETTA CONTINUAVA A CHIEDERGLI ATTENZIONI e amore e lo faceva anche nel suo diario e in lettere che inviava alle amiche, in cui raccontava di un rapporto fatto solo di sesso. Simonetta era solo un corpo usato e non amato. Busco ha invece reagito con violenza, come dimostrato in altre occasioni, infatti, quando si sente esasperato reagisce in questo modo». Secondo l’accusa autore dell’omicidio di via Poma, che si è consumato «in una unica azione omicidiaria», è Raniero Busco perché‚ «non ha alcun alibi» tra le 17 e le 19 ore in cui le perizie svolte hanno collocato l’omicidio.