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Friday, 01 July 2011 11:22

LA STORIA DI PASSANNANTE. IL CUOCO ANARCHICO

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PassannanteIl nome di Giovanni Passannante è uno di quelli che nei nostri testi di storia non si trova, o quando accade occupa una riga veloce, è colui che ferì, nel 1878 a Napoli, il re Umberto I di Savoia. Voleva ucciderlo ma aveva in mano un coltellino che a sua altezza fece appena un graffio.

A leggere i racconti «storici» del fatto fu più il trambusto, la regina Margherita che gridava, la folla impazzita, il primo ministro Cairoli che colpiva il delinquente in testa con la spada. Meglio di tutti però lo dice Ulderico Pesce, uno dei talenti più aguzzi delle nuove generazioni del teatro italiano, autore-attore narratore di un sud massacrato, di lotte operaie, di battaglie per i diritti. L'innaffiatoio del cervello di Passannante parla di un ragazzino cresciuto a Salvia di Lucania, che per riscattare la colpa di essere il paese natale dell'«assassino» divenne Savoia di Lucania. Che una volta cresciuto si ribellò al tradimento dell'Italia unita, i Savoia erano per quelli come lui dei colonizzatori, i sovrani delle false promesse di un nuovo meridione dove invece rimase tutto uguale. Giovanni vuole studiare ma la famiglia non ha soldi, vuole reagire alla rassegnazione di quella povertà, all'«Affrica» come la chiamò Pascoli che fini in galera per l'ode a Passannante ... Inizia a lavorare come cuoco, riesce a studiare, è mazziniano, poi anarchico, per comperare il coltellino vende la giacca.

Lo condannano a morte, poi all'ergastolo, chiuso in una cella sotto al mare all'isola d'Elba dove nel buio, le mani legate da pesanti  catene, costretto a vivere tra i suoi escrementi impazzisce. Muore in manicomio nel 1910, la sua testa viene tagliata per essere esposta nel Museo criminale di Roma, Lombroso vi individua i segni di crimine che appartengono a tutti gli anarchici.

"In questo anno in cui festeggiamo l'Unità d'Italia, credo che raccontare questi fatti significhi apportare un altro tassello al mosaico della storia del nostro paese". Così Sergio Colabona, regista e sceneggiatore di Passannante che ripercorre il testo del suo film.

"Questa è prima di tutto la storia di un idealista che non ha mai abbassato la testa e quello che mi ha spinto a fare questo film è stata la necessità di voler andare verso una società che ha ancora ideali", prosegue Colabona, che alla sua opera prima, racconta una storia dimenticata dalle cronache ufficiali ma di estrema attualità, nata per caso dalla lettura di un articolo e già portata sul palcoscenico dall'attore teatrale Ulderico Pesce."Credo questa sia una pellicola che rimane e possieda una forte valenza educativa, soprattutto per le nuove generazioni e porta a riflettere sull'identità di una comunità", ha dichiarato Pesce, che insieme ad Andrea Satta, leader del gruppo musicale Tête de Bois, autori della colonna sonora, è tra i protagonisti del film. Entrambi, insieme all'aiuto del giornalista Alessandro De Feo, per quasi dieci anni hanno portato avanti la battaglia, vinta nel 2007, per la restituzione dei resti del giovane al fine di potergli dare una giusta sepoltura nel cimitero del piccolo paese lucano. "Credo che questo film sia una riflessione su quelli che anche se colpevoli scontano pene in carcere in condizioni disumane", afferma Satta. "Il problema non è capire se era o meno colpevole, ma perché è stato torturato e sepolto vivo dai Savoia. Immaginiamo questo film come una testimonianza e rendiamola viva", dice ancora il cantante/attore. La «finzione» ci riporta invece indietro nei secoli, tra arretratezza, ideali sconfitti di una repubblica, desiderio di giustizia.

La battaglia dei tre oggi continua e non diremo la fine, anche se è nota, però il film nella sua struttura aperta, che ricorda i cantastorie, è una bella scommessa. Nell'anno in cui si festeggia l'unità d'Italia è molto importante scoprire un Risorgimento conflittuale e non celebrativo, come è accaduto con Noi credevamo di Martone. E la storia dell'anarchico Passannante continua a essere molto molto attuale - prova ne sono i mugugnii dei monarchici contro il film- forse perché come vediamo silenzi e luoghi comuni sul sud e sulla sua storia non sono tanto superati.

Read 7886 times Last modified on Tuesday, 23 July 2013 21:59
Grota

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